L’Intelligenza Artificiale e il Futuro del Lavoro

L'Intelligenza Artificiale e il Futuro del Lavoro

La dinamicità del mondo del lavoro vive di trasformazioni. L’apporto tecnologico e l’innovazione sono geneticamente connesse al mondo del lavoro, occorre però comprendere tutta la portata del cambiamento per coglierne le opportunità e per saper gestire  le criticità che possono sorgere.

Ci sarà una trasformazione che sicuramente comporterà la cancellazione di determinate prestazioni lavorative, quelle più faticose e di routine, meno tecnicamente competenti in favore del cosiddetto lavoro S C T I M ossia caratterizzata da Scienza Competenza Tecnologia Ingegneria e Matematica. Saranno questi i temi intorno ai quali si creeranno altri lavori specialistici , perciò si tratterà di una continua trasformazione tipica e fisiologica del mondo del lavoro che è un fenomeno tutt’altro che statico.

Quando abbiamo studiato il diritto del lavoro e l’organizzazione aziendale abbiamo approfondito concetti come la Rivoluzione Industriale, la rivoluzione digitale degli anni Ottanta imparando che il mondo del lavoro è sempre stato in fermento, è sempre stato oggetto di trasformazione.

L’ intelligenza artificiale significa un soggetto che analizza l’ambiente un soggetto che agisce con autonomia e che interpreta questa analisi prefiggendosi di raggiungere degli obiettivi.

L’evoluzione del mondo del lavoro e le sue criticità

Che cosa vuol dire futuro del lavoro? Il futuro del lavoro è strettamente collegato al concetto di tecnologia e intelligenza Artificiale e ne disegna una strada alla quale noi Consulenti del lavoro in qualità di esperti  del mondo del lavoro siamo obbligati a percorrere.  Per capire che cosa vuol dire intelligenza artificiale e tecnologia bisogna capire come tutto ciò può impattare su quello che è il nostro futuro, quello degli esperti del lavoro ma in realtà il futuro di ogni persona. Come quando nel 1978 venne utilizzato per la prima volta il GPRS cioè un sistema di navigazione satellitare che all’epoca serviva per localizzare gli spostamenti militari, dopo 22 anni, alla fine degli anni 90 e ai primi anni 2000 Google cominciò ad utilizzare le mappe e a far funzionare grazie alla diffusione dei telefoni cellulari il sistema di navigazione google Maps che oggi usiamo quotidianamente. Grazie a questa tecnologia vediamo oggi il cambiamento per esempio nell’attività di tassista affiancati da altri segmenti professionali come Uber.  Oggi in qualsiasi altro paese del pianeta, esclusa l’Italia, si può diventare tassista senza nessun problema questo grazie ai sistemi di navigazione satellitare. Oppure i sistemi di trasporto pubblico senza conducente oppure i famosi lavori che oggi noi banalmente chiamiamo di Gig Economy cioè a dire i famosi Rider che trasportano il cibo piuttosto che altro anche questo legato alla tecnologia satellitare.  Tutto ciò per ribadire che la tecnologia impatterà sempre di più sul nostro futuro togliendo e sostituendo figure professionali. Ma il futuro, qualunque sia, incute timore a chiunque, pertanto dobbiamo porre le condizioni affinché capiamo cosa dobbiamo fare.

In particolare due cose:

1) non dobbiamo essere soli
2) dobbiamo essere convinti che per affrontare questo futuro è il momento di cambiare e di adattarci.

Il futuro del lavoro chiederà delle competenze che non sono assolutamente quelle di oggi, pertanto dovranno cambiare. Uno studio americano sulle competenze tecniche dice che il loro ciclo di vita oggi non dura più di 2 anni, quindi quello che noi sappiamo deve essere cambiato ogni 2 anni. Noi professionisti lo facciamo regolarmente con l’aggiornamento e lo studio che ci permette di implementare le nostre competenze ma oggi le competenze tecniche da sole ovviamente non funzionano, servono altre competenze da integrare a quelle già esistenti.

In Inghilterra un terzo di un milione 300 mila persone perderanno il lavoro a causa dell’intelligenza artificiale o l’automazione. Questo vuol dire essenzialmente che le persone devono fare qualche cosa se non vogliono perdere il loro lavoro, devono capire che le loro competenze, anche di una certa elevazione, rischiano di diventare banali e inutili. Quindi bisogna lavorare sull’acquisizione di competenze diverse.  Altra riflessione:  un’analisi svolta da un istituto americano dice che il 47% dell’occupazione totale gli Stati Uniti è in pericolo, è a rischio di perdere il posto. Però dice ancora che è possibile evitarlo perché la tecnologia o altri fattori come l’intelligenza artificiale o altri fattori in realtà possono essere in qualche modo utilizzati e controllati generando altre prospettive di lavoro. Ma non bisogna semplicemente adattarsi al cambiamento che è importante, ma più di ogni altra cosa bisogna cominciare a pensare a cambiare sopratutto noi, a cambiare il nostro modo di approcciare il mondo del lavoro. Se dobbiamo essere diversi dobbiamo essere utili, dobbiamo essere indispensabili in modo da non diventare sostituibili. Chi è oggi indispensabile?  Che cosa vuol dire essere indispensabile? C’è da sapere un concetto: in futuro sarà sempre minore l’importanza del titolo di studio e sarà sempre più importante possedere le competenze, il saper fare, quindi servirà saper applicare le competenze possedute e non il certificato di cosa ci è stato insegnato. Si sposterà inoltre il concetto di posto di lavoro o di occupazione, non si cercherà più l’occupazione, ma sarà fondamentale essere occupabili, cioè voler dire di possedere le competenze tecniche e soprattutto trasversali che ci daranno la possibilità in futuro di trovare non più un posto di lavoro per tutta la carriera ma diversi posti di lavoro ( da uno studio i nati dal 2000 in poi in media cambieranno 15 posti di lavoro). Allora oggi noi non dobbiamo definirci per il lavoro che facciamo ma come i titolari di una serie di competenze che servono per affrontare questo nuovo scenario.

Infine da un analisi a livello mondiale sono state identificate le prime 20 competenze a più rapida crescita, che saranno maggiormente richieste dalle aziende, orbene nessuna richiederà il titolo di studio, ciò non vuol dire che non servirà più il titolo di studio ma servirà che le Università acquisiscano questo indirizzo di insegnamento nel formare i propri studenti trasferendo quelle abilità oltre che la competenza teorico tecnica della laurea.

Pertanto il futuro del lavoro dipenderà da tre elementi: 1) dall’intelligenza artificiale e dal ruolo delle tecnologie, 2) dall’evoluzione demografica perché non si può non considerare che le persone non lavoreranno più 40 anni ma ne lavorerà 50-55 anni ed infine ancor più importante 3) dall’apprendimento e dalla formazione continua, il Long Life Learning.

Tale articolo è stato redatto grazie all’intervento del Prof. Stefano Mustica presso il convegno ” L’Intelligenza artificiale nel futuro nel mondo del lavoro”.

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Piergiorgio Cefaro

Nato a Roma, classe 1974, supera l’esame di Stato di Consulente del Lavoro nell’anno 1997. Iscritto l'anno successivo all’Ordine dei Consulenti del Lavoro Consiglio Provinciale di Roma al n. 2627 inizia subito ad esercitare la professione nel proprio Studio. Da sempre dedica la specializzazione alla consulenza del lavoro essendo interessato alle materia giuslavoristica, al diritto del lavoro e alla gestione delle risorse umane.

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